12 dicembre 1969. Una bomba scoppia nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano. Iniziano gli Anni di Piombo, il decennio di violenza terroristica che ha segnato l’Italia e ha messo sotto assedio l’intera istituzione repubblicana con attentati, stragi e uccisioni perpetrate da sigle terroristiche e gruppi eversivi di destra e di sinistra.
Per l’attentato, dapprima finisce in carcere l’anarchico Pietro Valpreda, scarcerato 3 anni dopo e assolto. Le indagini si orientano poi sui gruppi neofascisti e su alcuni settori dei Servizi Segreti Italiani, accusati di aver collaborato con i terroristi e colpevoli di aver depistato le indagini. Il processo termina nel 2005 con l’assoluzione di tutti gli imputati.
Quasi un anno dopo dalla strage di Piazza Fontana, l’ex comandante fascista Junio Valerio Borghese tenta il colpo di Stato con l’appoggio della destra, di alcuni politici e dei vertici militari. Il golpe fallisce. In quello stesso periodo il movimento studentesco comincia ad essere sempre più diviso fra destra e sinistra, neri e rossi. Nascono in questo frangente gruppi che fanno politica extraparlamentare, alcuni dei quali esaltano la violenza politica, ideale che sfocia il 17 maggio del 1972 nell’omicidio del Commissario Calabresi, indicato dai gruppi di sinistra e dal giornale Lotta Continua come responsabile della morte dell’anarchico Pinelli, della quale era completamente innocente.
31 maggio 1972. Una telefonata anonima segnala ai Carabinieri un’auto sospetta. I tre carabinieri che vanno a controllare restano uccisi nell’esplosione della vettura. L’attentato è organizzato da Ordine Nuovo, un’organizzazione neofascista. Anche in questo caso i Servizi Segreti tentano di depistare le indagini facendo attribuire la responsabilità ai militanti di gruppi di estrema sinistra con lo scopo di fermare l’avanzata del Partito Comunista che riceve sempre più consensi.
Per fronteggiare la difficile situazione italiana venuta a delinearsi, il segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer, parla per la prima volta di un Compromesso Storico con la Democrazia Cristiana. La possibilità di una Grossa Coalizione spaventa la destra e sposta ancor di più i giovani comunisti verso posizioni estreme. Inizia l’ascesa della lotta armata che, oltre a scontri ed episodi di violenza quotidiana verso gli esponenti delle fazioni opposte, arriva a sequestri di dirigenti di fabbrica e omicidi politici.
28 maggio 1974. Avviene il secondo episodio di stragismo con la strage di Piazza della Loggia a Brescia. Durante un comizio dei sindacati esplode una bomba che provoca la morte di 8 persone e un centinaio di feriti. Le indagini evidenziano il coinvolgimento di gruppi di estrema destra appoggiati dai Servizi Segreti. I colpevoli però non sono mai stati scoperti.
17 giugno 1974. Due militanti del Movimento Sociale Italiano vengono uccisi da alcuni militanti del nucleo veneto delle Brigate Rosse. Renato Curcio, fondatore delle BR, definisce l’accaduto come un incidente di percorso. Si tratta del primo fatto di sangue commesso dal gruppo di estrema sinistra.
4 agosto 1974. Una bomba esplode sul treno Italicus a pochi chilometri da Bologna. Il bilancio è di 12 morti e 48 feriti. L’attentato è rivendicato da Ordine Nero, gruppo armato neofascista. Comincia a diffondersi la teoria della Strategia della Tensione il cui scopo è creare paura e terrore nell’opinione pubblica e sollecitare lo Stato Italiano a varare leggi speciali e repressive per fermare l’avanzata del Partito Comunista.
Un mese dopo, Renato Curcio e Alberto Franceschino, co-fondatore delle BR, vengono arrestati. Curcio evade nel 1975 grazie a un’azione del commando guidato da Mara Cagol, sua compagna. L’uomo riveste sempre una minore importanza nelle Brigate Rosse. Viene arrestato di nuovo nel 1976 ed è attualmente detenuto.
Tra il 1976 e il 1978 le Brigate Rosse compiono decine e decine di omicidi. Le vittime sono magistrati, giornalisti, esponenti delle Forze dell’Ordine e tutti coloro ritenuti essere servi dello Stato e delle multinazionali.
9 maggio 1978. Si apre una delle pagine più buie, misteriose e dolorose della storia d’Italia: il sequestro e omicidio dell’Onorevole Aldo Moro. Il 16 marzo il Presidente della Democrazia Cristiana sta andando in Parlamento dove deve nascere il primo Governo di Unità Nazionale, in cui il Partito Comunista farà parte della maggioranza, seppur senza ministri. Con un’azione militare di alto livello, le BR uccidono i cinque uomini della scorta e rapiscono Aldo Moro tenendolo prigioniero fino al 9 maggio, giorno in cui verrà ritrovato senza vita nel bagagliaio di una Renault 4, parcheggiata in Via Caetani a Roma.
10 agosto 1978. Il Generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa è incaricato di dirigere la lotta contro le Brigate Rosse. Ci vorrà qualche anno, ma le forze dell’ordine sapranno dare un colpo mortale al terrorismo.
2 agosto 1980. Alle 10.25 scoppia una bomba nella sala d’aspetto della stazione di Bologna provocando 85 morti e 200 feriti. Sono ritenuti responsabili Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, terroristi di destra che hanno sempre respinto ogni accusa. Oggi il simbolo di questo avvenimento è l’orologio della stazione fermatosi all’ora dell’esplosione.
Dal 1979 al 1982 continuano gli omicidi sanguinari e incontrollati delle Brigate Rosse. Viene assassinato Guido Rossa, militante sindacalista, e il fratello di un brigatista reo di avere collaborato con la giustizia. Questi avvenimenti portano le Brigate Rosse a una veloce discesa e a un progressivo indebolimento. La fine del gruppo estremista e sovversivo di sinistra si può collocare nel 1982, grazie a un intervento sempre più risolutivo da parte delle Forze dell’Ordine.