L’infanzia è un momento centrale nella costruzione della personalità del bambino, soprattutto per tutto ciò che riguarderà la sua sfera emotiva e i rapporti che intesserà con gli altri. In particolare il rapporto madre-bambino ha un ruolo chiave anche nella percezione che il piccolo ha del mondo esterno e nel modo in cui si relazionerà con esso. Se l’attaccamento è insicuro, il bimbo tenderà a provare emozioni contrastanti verso la propria figura di riferimento primaria, come paura del rifiuto, dipendenza o irritabilità, che lo porteranno, di conseguenza, a rifiutare o temere il mondo che lo circonda e le altre persone. La paternità della teoria dell’attaccamento è di John Bowlby, uno psichiatria inglese che ha indagato a fondo l’argomento, supportando la sua tesi con studi sperimentali.
L’attaccamento evitante
Alla base del corretto sviluppo psico-fisico del bambino dovrebbe esserci un attaccamento sicuro alla propria madre, un rapporto in cui si senta amato, protetto e sereno e percepisca la mamma come sensibile e attenta. Spesso, purtroppo, la situazione è ben diversa, e questo può sviluppare modelli di attaccamento insicuro di varia tipologia. L’attaccamento evitante, ad esempio, deriva da un rapporto in cui il piccolo si sente rifiutato e, di conseguenza, impara a fare a meno della propria madre, instaurando nella sua mente la convinzione che deve essere autonomo e cavarsela da solo, poiché la sua figura di attaccamento lo ha respinto in numerose occasioni. Dominato da tristezza e dolore, è convinto di non essere amato e la paura del rifiuto lo porta ad evitare le relazioni affettive.
L’attaccamento disorganizzato
Un altro esempio di attaccamento insicuro è quello che viene a crearsi di fronte a una madre spesso spaventata, dalla quale il bimbo riceve costanti messaggi di pericolo, che molto spesso non trovano riscontro nell’ambiente circostante. Di conseguenza la madre diventa una minaccia e si instaura un attaccamento disorganizzato o disorientato. Il bambino si mostra apprensivo, cambia umore repentinamente, spesso diventando improvvisamente collerico o estraniato. Tipici gli atteggiamenti di vuoto simili a trance o l’andare incontro ai genitori rivolgendo lo sguardo altrove o, addirittura, compiendo giri in tondo. Il messaggio che si imprime nella mente del bambino è “l’ambiente è minaccioso”.
L’attaccamento ambivalente
L’ultimo tipo di attaccamento tra genitore e figlio che si basa sull’insicurezza si viene a formare in presenza di una figura materna imprevedibile, incostante e incoerente, che non dà la sicurezza di un conforto. In questo attaccamento ambivalente il bambino cerca un contatto strettissimo con la madre, rinunciando ad esplorare il mondo esterno, piangendo disperatamente quando il genitore si allontana. Incline all’angoscia e all’ansia da separazione, il bimbo non sopporta il distacco, ma assume comportamenti contraddittori nei confronti della figura genitoriale, opponendosi al conforto con rabbia, ma ricercandolo con costanza. Questi piccoli individui non sono autonomi, cercano sempre il contatto e la presenza del caregiver, nella paura di un repentino abbandono.
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