La moderna società ha indubbiamente cambiato i rapporti interpersonali. La tecnologia moderna e internet finiscono inevitabilmente per modificare i nostri comportamenti e i nostri aspetti caratteriali, fino a legittimare vere e proprie sindromi. Anche i nostri sentimenti più personali, più intimi, come l’amore, sono mutati e ciò comporta ad esempio che oggi una relazione concreta e coinvolgente non necessariamente implica un contatto reale dei partner nella vita di tutti i giorni.
Oggi parliamo di relazioni, un argomento delicato e molto interessante, e soprattutto di relazioni che possono sfociare in comportamenti altamente disfunzionali per entrambi i partner, come accade nella cosiddetta sindrome di Stoccolma in amore.
- Cos’è una sindrome
- La sindrome di Stoccolma in amore
- L’amore e le sue implicazioni
- L’evoluzione dell’amore
Cos’è una sindrome
Spesso si tende a far coincidere l’insieme dei sintomi e dei segni clinici di una patologia con la parola sindrome. In realtà la maggior parte delle patologie ha delle cause ben precise e conosciute, a volte addirittura dall’antichità. Cos’è una sindrome, allora? Beh, una prima definizione potrebbe essere un complesso di sintomi e di effetti di cui non si conoscono bene le cause. La sindrome è quindi l’insieme di sintomi e segni che non si possono far risalire con certezza a cause patologiche chiare e definite. La psicologia e la psicanalisi hanno da tempo studiato, analizzato e cercato di definire le possibili cause e il percorso evolutivo delle sindromi. Tuttavia il materiale è virtualmente infinito, tante sono le combinazioni tra i sentimenti e i comportamenti che le esprimono, e questo rende naturalmente molto difficile sviscerare fino in fondo la materia.
La sindrome di Stoccolma in amore
Come qualsiasi sentimento e cosa umana, anche l’amore ha una sua storia. Questo sentimento ha infatti vissuto una sua evoluzione nel corso del tempo, nelle sue molteplici sfaccettature positive e negative. Uno degli aspetti più inquietanti dell’amore, che può essere definito una vera e propria sindrome, è quando i protagonisti della relazione vivono una condizione di forte disparità, quasi ad identificarsi in una relazione tra vittima e carnefice. Questo è quello che gli esperti chiamano la sindrome di Stoccolma in amore. Questo nome deriva dallo studio del rapporto di reciproca dipendenza tra vittima e carnefice studiata dopo un clamoroso fatto criminoso accaduto nell’agosto 1973 a Stoccolma. A seguito di un sequestro di 6 giorni di alcune persone da parte di due prigionieri evasi da un carcere, le vittime finirono per sviluppare un sentimento di solidarietà con i sequestratori. I sequestrati, a seguito della forzata convivenza, finirono per manifestare dei sentimenti positivi verso i sequestratori addirittura più che con la polizia. Questo tipo di rapporto è caratterizzato dell’idea irrazionale che se uno dei partner si sforza di resistere ai problemi della relazione e continua ad amare l’altro in modo incondizionato, alla fine riuscirà a trovare una soluzione ai problemi della relazione. È qualcosa di più che una semplice speranza che il partner cambi. Il legame non si interrompe in quanto evidentemente disfunzionale, ma anzi si consolida grazie a una speranza malata di redenzione. Ogni forma di gentilezza superficiale viene caricata di un enorme significato emotivo. Promesse vuote o generiche disponibilità al cambiamento sono viste non in modo razionale e meditato, ma distorto, esaltato, in qualche modo amplificato generando ulteriore complicità propria della sindrome di Stoccolma in amore. Come spezzare questa spirale? Tagliare quel cordone di sudditanza con il carnefice, interrompere al più presto e nella maniera più definitiva possibile quel legame tossico, fisico o virtuale che sia. Troppe volte anche i continui ripensamenti diventano una spirale a cui ci sia abitua, e spesso queste relazioni malate sfociano nei crimini più o meno efferati che purtroppo leggiamo ogni giorno sugli articoli di cronaca nera.
L’amore e le sue implicazioni
Da sempre l’uomo parla dell’amore e le sue implicazioni. Fiumi di inchiostro, lacrime, guerre, migrazioni epiche sono state compiute, scritte, più o meno realizzate fin dai tempi antichi. L’amore è stato idealizzato in tutte le salse, dall’amore carnale, a quello combinato per rafforzare casate e dinastie, che avevano davvero poco rispetto per i sentimenti degli innamorati. Probabilmente una definizione univoca dell’amore non si troverò mai. È certamente una molteplicità di emozioni, in parte governate dalla fisiologia, su cui però si innesta la componente culturale e romantica che ci influenza nell’accettare di donare il meglio di noi stessi senza chiedere in cambio nulla. Forse amare vuol dire allora desiderare il meglio anche per noi stessi, e poi cercare di farlo coincidere con il desiderio del partner. Più facile a dirsi che a farsi, certo, ma non impossibile.
L’evoluzione dell’amore
Nelle società primitive l’amore veniva inteso principalmente come strumento per riprodurre la specie. Fortunatamente, c’è stata un’evoluzione dell’amore, come accade per tutti i fenomeni umani. Spesso, anche nel nostro passato recente, una nazione era tanto più forte e potente quanto più numerosa fosse la sua popolazione e l’amore, inteso in senso lato, in senso affettivo, era certamente in secondo piano rispetto alle esigenze della potenza nazionale. Fino a pochi decenni fa anche in Italia si pensava cha la donna fosse stata forgiata dalla natura per la sua capacità di mettere al mondo figli da donare poi alla patria. Solo nel benessere del dopoguerra, grazie anche alla crescita culturale diffusa e soprattutto alla presa di coscienza femminista, si è lentamente modificato il concetto di amore. Purtroppo con l’avvento della società dei consumi l’amore è stato a volte relegato a semplice scambio mercantile di affetto in cambio di beni o di uno status sociale ed economico. L’amore nella sua accezione di sindrome, di complesso di segni e sintomi, trova una dimensione proprio nelle società economicamente e culturalmente più avanzate. Paradossalmente è proprio questo il punto di inizio delle devianze e dell’insorgere delle sindromi più gravi, che a volte sfociano nella patologia psicologica.