ll primo provvedimento del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi di Maio è stato chiamato Decreto Dignità. Fondamentalmente, si tratta di un pacchetto di misure volute per ridare fiato al mondo dei lavoratori e delle imprese.
- Il Decreto Dignità per i lavoratori: contratti a termine e licenziamenti
- Decreto Dignità per le imprese: semplificazione fiscale e delocalizzazione
Rispetto al passato, con il Decreto Dignità cosa cambia? Intervenendo sul Jobs Act, si tenta di arginare il problema dei contratti a termine e dei licenziamenti selvaggi, così da contrastare il problema della precarietà del lavoro.
Le imprese che ricevono sovvenzioni pubbliche vengono disincentivate a delocalizzare all’estero con severe pene economiche. Per queste ultime, il dl prevede inoltre l’abolizione dello spesometro e del redditometro, per una maggiore semplificazione fiscale.
L’ultima novità è lo stop a qualsiasi forma di pubblicità di giochi e scommesse con vincite in denaro. Sono escluse dal provvedimento solo le lotterie nazionali. Il divieto di pubblicità riguarda ogni mezzo di comunicazione: televisione, radio, stampa, manifestazioni sportive e culturali, affissioni e internet.
Il Decreto Dignità per i lavoratori: contratti a termine e licenziamenti
Il Decreto Dignità va a modificare il Jobs Act, affrontando il tema della diffusa precarietà del mondo del lavoro in Italia.
Il dl pone un limite temporale ai contratti a termine e in particolare alle proroghe. Questo vuol dire che un contratto di lavoro a tempo determinato può essere rinnovato solo 4 volte e non più 5 come in passato. Inoltre, con il rinnovo a termine, il Decreto Dignità per i lavoratori prevedere per il datore di lavoro l’aumento di mezzo punto percentuale sui costi contributivi. Altro punto da sottolineare è la reintroduzione della causale nel primo rinnovo e nei contratti a termine che superano i dodici mesi.
Il dl include anche una serie di tutele per i lavoratori della cosiddetta “gig economy”, tra cui i riders che lavorano per famose piattaforme di consegna a domicilio come Deliveroo e Foodora. In questo caso, si parla di un’indennità mensile in base alla disponibilità del lavoratore, il diritto a malattia, maternità e ferie e tutta una serie di tutele previdenziali ed infortunistiche.
Il decreto mira infine a contrastare i licenziamenti selvaggi, aumentando, ad esempio, del 50% l’indennizzo per i lavoratori licenziati senza giusta causa.
Decreto Dignità per le imprese: semplificazione fiscale e delocalizzazione
Per quel che concerne le aziende e i titolari di partita IVA, con il Decreto Dignità si ha l’immediata abolizione dello spesometro, del redditometro e degli studi di settore, adempimenti fiscali a lungo osteggiati dal mondo dell’imprenditoria e dei liberi professionisti.
Il Decreto Dignità per le imprese affronta, inoltre, la questione delle delocalizzazioni. Il dl stabilisce che le aziende che percepiscono fondi statali non possono più chiudere siti produttivi in Italia per aprirli all’estero, a meno che non siano trascorsi dieci anni. Coloro che disattendono questa voce rischiano di incorrere in una sanzione economica anche quattro volte superiore ai fondi pubblici ottenuti. Inoltre, se un’azienda che ha percepito soldi dallo Stato va a ridurre il numero di personale legato all’attività, rischia la revoca del beneficio economico. L’obiettivo di questa misura è fare in modo che gli investimenti statali possano servire a creare nuovi posti di lavoro sul territorio italiano.