Il sushi ormai impazza sulle tavole degli italiani. Nuova moda alimentare di origine nipponica, il consumo di pesce crudo può essere gustoso, ma porta con sé innumerevoli rischi, soprattutto quando non viene correttamente abbattuto. In particolare esiste un parassita chiamato Anisakis, i cui sintomi sono caratteristici, che abita in numerose specie marine e può essere trasmesso all’uomo nel caso in cui il pesce sia poco o per nulla cotto. Questo verme del pesce crudo si attacca alle pareti dello stomaco e può causare dolore, fastidi o addirittura reazioni allergiche. Può essere molto pericoloso, per cui è sempre meglio evitare il consumo di pesce che non sia stato opportunamente trattato o cucinato.
L’anisakidosi
La malattia causata dall’ingestione di questo verme è riconoscibile attraverso una serie di disturbi intestinali classici, più o meno gravi. Per riconoscere l’anisakidosi, l’infezione causata dall’anisakis, i sintomi sono diversi, a seconda che si sviluppi a livello gastrico o intestinale. Subito dopo l’ingestione di pesce crudo è possibile avvertire prurito alla gola e l’istinto di rimettere il pasto, conseguenza che può portare ad espellere il verme, evitando ulteriori complicazioni. Quando, invece, si ingeriscono le larve e, quindi, non si avverte questo fastidio, ecco i sintomi che possono manifestarsi tra le quattro e le dodici ore successive al pasto:
- Nausea
- Vomito
- Dolore addominale a livello dello stomaco.
Se invece il parassita riesce a raggiungere l’intestino, i sintomi sono diversi e si manifestano tra le dodici ore fino a sette giorni dopo l’ingestione del cibo incriminato:
- Febbre
- Dolori al basso ventre (tipo appendicite)
- Diarrea
Anisakis: in quali pesci si trova
È importante fare attenzione al consumo di pesce crudo in qualunque circostanza, ma esistono delle specie più a rischio. L’Anisakis in quali pesci si trova?
- Merluzzo
- Salmone
- Aringhe
- Rana pescatrice
- Tonno
- Sardina
- Pesce spada
- Nasello
- Sgombro
- Calamaro
Quando si sceglie un ristorante con specialità di mare e si decide di consumare dei piatti di crudi è importante accertarsi che il pesce sia stato sottoposto al corretto trattamento termico. Per evitare il contagio dell’Anisakis, oltre alla cottura, è fondamentale effettuare un adeguato processo di abbattimento del pesce, a temperature molto basse e per un tempo prolungato. Nel dettaglio:
- 24 ore a -20°
- 96 ore a -15°
- 12 ore a -30°
- 9 ore a -40°
Anisakis, la cura
È importante accertarsi che i sintomi che si accusano siano certamente riconducibili a questo parassita. Per farlo è necessario effettuare un’analisi per via endoscopica, contestualmente alla quale è possibile anche estirpare il verme con un paio di pinzette. Quando si è di fronte a un’infezione da Anisakis, la cura può essere sia chirurgica che non. In particolare l’intervento si rende necessario in presenza di un granuloma creato dal corpo per isolare il verme, poiché potrebbe causare occlusioni intestinali. La maggior parte delle volte, tuttavia, l’infestante muore naturalmente o viene espulso attraverso il vomito o le feci. In caso di dolore acuto è comunque consigliabile estirparlo chirurgicamente.