I cinquecentomila studenti che oggi hanno affrontato la prima prova dell’esame di Maturità, probabilmente non si aspettavano, fra le tracce di Italiano, una dedicata a Giorgio Caproni. Poeta livornese, nato nel 1912 e morto a Roma nel 1990, Caproni non è infatti fra gli autori più studiati nelle scuole. La poesia proposta ai maturandi per l’Esame di Maturità 2017 è stata Versicoli quasi ecologici, contenuta nella raccolta Res Amissa, uscita postuma nel 1991. Il testo è di grande attualità, perché indaga il rapporto sbilanciato fra l’uomo e la natura, in cui quest’ultima viene sfruttata per puro profitto.
Giorgio Caproni chi è
Poeta, critico letterario e traduttore: per sapere Giorgio Caproni chi è bisogna rifarsi alle sue origini modeste e alle difficoltà incontrate dalla sua famiglia. La Prima Guerra Mondiale, con il padre che viene richiamato alle armi, e la povertà segnano infatti i primi anni della sua vita. Giorgio Caproni impara a leggere da solo, scoprendo precocemente la letteratura. Sempre giovanissimo, studia violino all’Istituto musicale Giuseppe Verdi. La sua formazione letteraria risente della lettura dell’Allegria di Ungaretti, degli Ossi di seppia di Montale, e delle opere, fra gli altri, di Cardarelli, Boine e Sbarbaro. Partecipa alla Seconda Guerra Mondiale ed alla Resistenza, eventi che condizioneranno la sua poetica.
Giorgio Caproni poesie
L’ermetismo e il vocianesimo condizionano la poetica di Giorgio Caproni, le cui poesie spezzano la regolarità del sonetto attraverso rime interne ed enjambements. La sintassi risulta franta e il poeta fa spesso uso di interiezioni. Caproni intesse la sua poetica di tematiche ricorrenti, come la città di Genova – in cui visse anni intensi di formazione fra il 1922 e il 1929 – la madre Anna Picchi, la città natale Livorno, il viaggio, e di una forma metrica che si fa via via sempre più spezzata ed esclamativa. Il linguaggio esprime l’incapacità di dominare una realtà sfuggente. Non a caso, l’ultima fase della sua produzione poetica è incentrata proprio sull’incapacità del linguaggio di rappresentare la realtà.
Giorgio Caproni, le opere
Conoscere Giorgio Caproni e le sue opere significa intraprendere un percorso che va di pari passo con le sue esperienze di vita e con il suo rapporto con la contemporaneità. La raccolta d’esordio è Come un’allegoria, del 1936, a cui seguono i versi di Ballo a Fontanigorda del 1938. Dopo Finzioni (1941) e Cronistoria (1943), con Stanze della funicolare (1952) Caproni inaugura l’impiego di forme brevi e brevissime, grazie alle quali imbastisce un discorso fatto soprattutto di immagini. Nel 1956 esce Il passaggio di Enea. Prime e nuove poesie raccolte, in cui vengono riproposte tutte le sue poesie pubblicate fino a quel momento. Nell’ultima sezione del Passaggio di Enea ci sono poesie che raccontano il trauma della guerra e le sofferenze dell’Italia. Alla madre, morta nel 1950, Caproni dedica Versi livornesi e Il seme del piangere entrambi del 1959. Fra le altre raccolte, Il muro della terra (1975), Il franco cacciatore, 1982 e Allegretto con brio (1988). Res Amissa, da cui è stata tratta la poesia scelta per l’analisi del testo all’Esame di Maturità, è uscita postuma nel 1991.