Come tutti i dialetti anche il milanese è da considerare come una vera e propria lingua, con i suoi modi di dire e proverbi. Il vocabolario e la cadenza sono il frutto delle varie influenze culturali e delle numerose popolazioni che nel corso dei secoli hanno conquistato quello che oggi è il capoluogo lombardo, nonché una delle principali città italiane.
I modi di dire milanesi nascono dalla storia della città e dei suoi abitanti, ma si sono radicati a tal punto nel territorio da essere utilizzati tuttora – anche le generazioni più giovani ne fanno uso, nonostante a Milano siano rimasti davvero in pochi a parlare correttamente un dialetto milanese “puro” –. Se t’interessa qui puoi scoprire quali sono i modi di dire romani.
Dialetto milanese: modi di dire
Dialetto milanese: modi di dire ironici, che spesso fanno riferimento a vicende legate alla storia della città.
Tirèmm innànz: tiriamo avanti
A volte questo proverbio viene usato in modo improprio, cioè per spiegare una situazione d’inerzia e di malcontento – Cum te stet? (Come stai/va?) – Eh, tirèmm innànz (tiriamo avanti) –. In realtà questo proverbio nasce da un fatto storico e di grande coraggio. La frase fu pronunciata da Amatore Sciesa prima di essere fucilato dagli Austriaci, per non aver confessato il nome dei compagni che cospiravano contro il Regno Lombardo-Veneto. Si tratta quindi di un’espressione determinata volta a invitare qualcuno a non indugiare più del dovuto.
Restà lì come quéll de la maschérpa: restare lì, come quello del mascarpone
Anche questo modo di dire si lega a un fatto storico risalente al periodo della dominazione austriaca. Leggenda narra che un tizio fosse solito evitare il pagamento del dazio per l’importazione di generi alimentari in città, nascondendoli sotto il cappello. Un giorno però fu scoperto quando distrattamente si levò il cappello davanti a una bella signora. Restà lì come quéll de la maschérpa, restare lì come quello del mascarpone. Questo modo di dire viene usato quando qualcuno rimane interdetto o sbigottito per un avvenimento inaspettato.
Ghe voeur vint ghèj de tram a giràgh in gìr: ci vogliono venti soldi in tram per girargli intorno
Espressione ironica e decisamente poco carina per indicare una persona in sovrappeso. Ghe voeur vint ghèj de tram a giràgh in gìr, ci vogliono venti soldi di tram per girargli intorno, che al tempo significava fare il giro di mezza città.
Voia de laurà saltumm adoss: voglia di lavorare saltami addosso
Voia de laurà saltumm adoss, voglia di lavorare saltami addosso. Modo di dire ironico usato per indicare una persona pigra e svogliata.
Va a ciapà i ratt: vai a prendere i topi
Va a ciapà i ratt, vai a prendere i topi: espressione utilizzata per mandare “educatamente” a quel paese qualcuno invitandolo a girare al largo e andare a fare qualcosa di decisamente poco divertente.
La buca l’è minga straca se la sa nò de vaca: la bocca non è mai stanca se non ha il sapore di formaggio
La buca l’è minga straca se la sa nò de vaca, la bocca non è mai stanca se non ha il sapore di formaggio: espressione molto amata dagli amanti del buon cibo che riporta a una sorta di usanza che prevedeva di chiudere il pasto con un pezzo di formaggio.
Va scua l mar cun la furchèta: vai a scopare il mare con la forchetta
Va scua l mar cun la furchèta, vai a scopare il mare con la forchetta: espressione decisamente ironica, ma molto schietta per invitare qualcuno a “farsi un giro” e andare a perdere tempo altrove.
Modi di dire milanesi “giovani”
Ma se quelli che abbiamo appena riportato sono modi di dire milanesi che si sono perpetrati negli anni, quali sono i modi di dire milanesi “giovani”?
È facile che uno studente liceale non abbia fatto la versia, la versione, e quindi decida di bigiare o balzare, ovvero marinare la scuola. Alla stessa maniera un ragazzo può essere in botta, in uno stato confusionale, per una sua coetanea. Altre espressioni comunemente utilizzate tra i giovani sono me la sono abbaiata, mi sono arrampicato sugli specchi, ho detto sciocchezze, oppure quella cosa mi ha fatto asciugare, quella cosa mi ha fatto annoiare.