Quando si sceglie di cambiare lavoro è necessario formalizzarlo con una comunicazione ufficiale che va consegnata al datore di lavoro, con tempi e modi stabiliti: come scrivere una lettera di dimissioni?
- Lettera di dimissioni: contenuto
- Come presentare le vostre dimissioni
- Dimissioni e preavviso obbligatorio
Lettera di dimissioni: contenuto
Perché la comunicazione del proprio licenziamento volontario sia formalmente corretta, deve rispettare alcune regole formali. Cerchiamo di metterle a fuoco per capire come scrivere una lettera di dimissioni:
La lettera deve riportare con chiarezza il nominativo dell’azienda o del privato a cui si rivolge: attenzione a non dimenticare l’intestatario delle vostre dimissioni!
Altrettanto importante è la data: poiché le dimissioni – e il relativo preavviso dovuto – decorrono per legge dal giorno successivo alla ricezione della lettera, la data di consegna non può mai mancare.
Sempre a proposito di date, la comunicazione di dimissioni deve riportare l’ultimo giorno di lavoro effettuato.
La lettera deve chiudersi con la vostra firma, ben leggibile, e con uno spazio apposito per la firma per ricevuta del datore di lavoro.
Come presentare le vostre dimissioni
Una volta appurato come scrivere una lettera di dimissioni, bisogna sapere che il modo per presentare le dimissioni è recentemente cambiato: dal marzo del 2016 la comunicazione di licenziamento volontario deve essere effettuata per via telematica, seguendo la procedura on line sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Per farlo bisogna essere in possesso del codice Spid, che autorizza l’accesso a tutti i servizi informatici della Pubblica amministrazione.
Dall’invio del modulo, gli effetti della lettera di licenziamento con preavviso si conteggiano dal giorno in cui l’azienda la riceve, ma sono comunque previsti 7 giorni di tempo per poter revocare le dimissioni. Chi non può compilare da sé la procedura on line può rivolgersi a un Caf o a un patronato e incaricarli di procedere per lui.
Dimissioni e preavviso obbligatorio
Tutti i contratti di lavoro prevedono per legge un periodo di preavviso per dare le dimissioni, ovvero un periodo di tempo in cui il lavoratore garantisce all’azienda la sua presenza prima di andare via. Se questo periodo non è rispettato, l’azienda può sanzionare il licenziatario, trattenendogli dalla busta paga una somma corrispondente alla retribuzione giornaliera spettante al lavoratore per i giorni di mancato preavviso.
Ci sono alcune eccezioni: non è obbligatorio il preavviso in caso di contratto a tempo determinato in scadenza, né se il lavoratore è in periodo di prova, né quando si verifica una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
Sono esonerati inoltre dal preavviso obbligatorio le donne in maternità o i lavoratori con figli fino a un anno di età.
Altro caso a parte è quello in cui l’azienda non rispetta i suoi impegni contrattuali verso il dipendente: nello specifico, per un lavoratore che non sia stato pagato per più mesi consecutivi, a cui non siano stati versati i contributi, che ha subito molestie, offese o atti persecutori dall’azienda, non solo non è necessario alcun preavviso, ma è possibile richiedere l’indennità sostitutiva e il sussidio di disoccupazione, solitamente non previsto per chi si licenzia volontariamente.