La praticata della cremazione è ancora poco diffusa in Italia anche se neglio ultimi anni c’è stata un’inversione di tendenza, specie nel Centro-Nord. Questo è dovuto probabilmente ai costi della cremazione, che sono molto ridotti rispetto a quelli del funerale tradizionale.
Altri fattori che possono incidere sulla bassa diffusione di questa pratica sono l’assenza delle strutture attrezzate (presenti solamente in una quarantina di province e per lo più al nord) e l’assenza di una regolamentazione adeguata (almeno fino al 2001) della dispersione delle ceneri.
- Quali sono i costi della cremazione
- Smaltimento delle ceneri
- Storia della cremazione: una pratica antica
Quali sono i costi della cremazione
I costi di una cremazione possono variare a seconda della cassa usata per i processi di cremazione, della presenza o meno di componenti metalliche all’interno del corpo e dall’essere o meno residenti mentre, per gli indigenti, la cremazione spesso potrebbe risultare gratuita. Tuttavia c’è da tener conto che i costi hanno dei limiti imposti dalla legge e che, se si hanno dubbi sulla regolarità degli importi, ci si può rivolgere alle autorità competenti (Guardia di finanza).
Di seguito riportiamo una tabella con i costi delle cremazione che sono entrati in vigore a partire dal 1° gennaio del 2017.
- Cremazione di cadaveri: 608.83 (IVA compresa)
- Cremazione di resti mortali: 487.06 (IVA compresa)
- Cremazione di parti anatomiche riconoscibili: 456.62 (IVA compresa)
- Cremazione di feti e prodotti di concepimento: 202.95 (IVA compresa)
- Dispersione di ceneri in cimitero: 246.00 (IVA compresa)
Smaltimento delle ceneri
Per quanto riguarda lo smaltimento delle ceneri, fino ai primi anni 2000 era considerato illegale spargere le ceneri in mare o montagna e non si poteva nemmeno conservarle in casa. Con la promulgazione della legge n. 130, invece sono state apportate delle modifiche sostanzioali che hanno favorito il diffondersi della pratica.
Ad oggi infatti è possibile spargere le ceneri dei propri cari purchè si rispettino alcuni parametri:
- è possibile disperdele in mare purchè si rimanga a distanza di 100 mt dalla riva o 500 mt nella stagione estiva;
- in zone di montagna adeguate segnalate dal reparto forestese;
- lo spargimento aereo è possibile se si rimane a 200 mt di distanza dai centri abitati;
- è consentito lo spargimento in aree private o con smaltimento biodegradabile;
Oltre a tutto ciò è possibile conservare l’urna funeraria in casa, purchè vi siano le indicazioni dell’identità del defunto.
Storia della cremazione: una pratica antica
Le prime testimonianze di cremazione risalgono a 20.000 anni fa, in Australia ma in tutta Europa e in Mediooriente era una pratica diffusa così come l’inumazione. Tra i più famosi popoli ad osteggiare l’incenerimento del corpo furono sicuramente gli Egizi i quali avevano una teologia molto ramificata e complessa attorno alla trasmigrazione dell’anima che vietava tale pratica.
In Europa, la cremazione si affermò fin dall’età del bronzo e perdurò fino alla nascita del Cristianesimo nell’Impero romano. Questa pratica non era vietata legalmente ma era vista con molta diffidenza e a volte osteggiata apertamente poiché derivante da riti pagani e in forte conflitto con quella che era la religione cristiana.
Fino al XIX secolo la cremazione è rimasta una pratica rara, tranne in casi eccezionali come l’epidemia di peste del 1656, che vide la cremazione a Napoli di 60.000 corpi in una sola settimana. Le cose cambiarono con l’avvento dell’illuminismo e l’arrivo di Napoleone Bonaparte che con un editto del 1805 gettava le basi per le norme del diritto cimiteriale odierne.
Purtroppo dalla seconda metà del XX la cremazione si legò fortemente allo sterminio di massa avvenuto nei campi di concentramento nazzisti (l’unico costruito in Italia si trova a Trieste) e nell’ultima fase della guerra i corpi furono talmente tanti che la cremazione avveniva all’aperto poiché i forni crematori non erano più sufficenti.
Ad oggi, nonostante questa nota amara, anche la chiesa cristiana ha permesso la cremazione dei corpi dei propri fedeli purchè questa non sia legata alla rinuncia dei dogmi della fede, da appartenenze a sette o dall’odio verso la Chiesa stessa.