Risale agli anni Novanta il boom dell’abbronzatura artificiale e ancora oggi è un’abitudine molto diffusa, soprattutto nelle città lontane dal mare. Molti solarium mettono a disposizione diversi macchinari per l’abbronzatura, sia ad alta che a bassa pressione. La differenza principale è l’emissione di raggi, a cui corrisponde una diversa risposta della pelle: le lampade a bassa pressione presentano una componente più marcata di raggi UVB, i quali da un lato tendono ad arrossare maggiormente la pelle ma dall’altro determinano un aumento della melanina, assicurando quindi un’abbronzatura più duratura.
Più igienica di un lettino abbronzante e capace di garantire un’abbronzatura più omogenea, la doccia solare a bassa pressione è stata la prima tipologia a diffondersi sul mercato, in quanto più semplice, meno costosa e con un’alta percentuale di buoni risultati.
Come funziona la lampada a bassa pressione
La doccia solare a bassa pressione garantisce un’abbronzatura uniforme e compatta, perché è costituita da una serie di tubi fluorescenti in successione, che non lasciano zone d’ombra, favorendo un’irradiazione completa e totale. Questo tipo dio macchinario è composto da tanti tubi al neon (fino a 55 a macchina) lunghi circa due metri che lavorano a temperature più basse.
A seconda dell’azienda che le produce, le lampade possono avere varie filtrature, paragonabili così a diversi tipi di esposizione, dal sole meno aggressivo del primo mattino fino ad arrivare al sole più aggressivo di mezzogiorno.
Il tipo di filtratura dipende dalla percentuale di UVB rispetto agli UVA. Alcune macchine sono dotate di tubi di diversa filtratura che lavorano in sinergia.
Le lampade a bassa pressione Alle estremità abbronzano meno, le gambe in particolare con la bassa pressione prendono meno.
Sono più facili da misurare.
Consigli utili per una corretta esposizione ai raggi UV
La doccia solare a bassa pressione va sempre accompagnata ad alcune importanti precauzioni da prendere per evitare che sia dannosa per la salute:
proteggere gli occhi, togliendo le lenti a contatto e usando occhiali ad alta capacità di protezione da UV;
non superare la quantità massima di irradiazione in un giorno, anche in base alla quantità adatta al proprio tipo di pelle;
lasciare trascorrere almeno 24 ore tra un trattamento e l’altro, che è il tempo minimo che occorre alla pelle per normalizzarsi dopo l’esposizione ai raggi UV;
fare sedute graduali, iniziando con sedute più brevi per cominciare con una dose ridotta di UV e aumentare la durata gradualmente, con le giuste pause tra una seduta e l’altra;
Interrompere se compare arrossamento o desquamazione della pelle.