La rucola selvatica (Eruca Sativa Mill.) fa parte della famiglia delle Cruciferae ed è un’erba spontanea perenne originaria dell’Europa centrale, meridionale e mediterranea. La nostra terra è ricca di prati incolti e borghi erbosi e non c’è posto migliore dove trovare, appunto, la rucola selvatica.
Le foglie sono disposte alternativamente lungo lo stelo e hanno una forma oblunga di lancia e hanno una sapore acido molto intenso e caratteristico. Contengono vitamine, in particolar modo vitamina C e sali minerali.
I suoi fiori sono piccoli e composti da 4 petali e si innalzano lungo uno stelo sottile. Quest’erba selvatica è molto resistente sia al freddo (infatti cresce spontanea fino ad autunno inoltrato) che al caldo.
Le sue proprietà organolettiche possono variare a seconda dell’acidità del terreno dove cresce e dalla frequenza dell’irrigazione. Tuttavia è un’erba che in presenza di acqua stagnante soffre molto e non cresce infatti in zone di acquitrini.
Le coltivazioni di rucola
La rucola selvatica, o rughetta o ruchetta a secondo delle zone, viene spesso anche coltivata poiché è molto semplice e non è particolarmente delicata. La coltivazione ha un ciclo annuale e predilige terreni acidi e aridi, ma non ha difficoltà a crescere su qualsiasi tipo di terra.
A differenza della cugina selvatica le sue foglie sono arrotondate e il sapore meno marcato ma conserva comunque le sue proprietà benefiche. La semina viene effettuata da marzo a settembre anche se l’ideale è la primavera. Si consiglia solitamente di ripetere la semina più volte in modo da avere sempre a disposizione foglie fresche.
La coltivazione di rucola selvatica può essere fatta anche in vaso a semina diretta in zone di pieno sole o mezzombra ma bisogna dosare bene l’acqua: prima della nuova innaffiatura infatti è bene assicurarsi che il terreno sia secco.
La raccolta può essere effettuata ad un paio di settimane dalla semina, l’importante è che il fusto foriero non sia completamente sviluppato. La sua conservazione è altrettanto semplice: in frigorifero si mantiene davvero poco infatti per farla durare almeno un paio di giorni, bisogna tenerla in un sacchetto di plastica bucherellato, oppure in un vaso d’acqua cambiandola tutti i giorni.
La rucola in cucina
Come nelle migliori tradizioni del nostro territorio, la rucola selvatica o coltivata +è entrata a far parte della nostra dieta. Si utilizza in insalata assieme alle verdure crude (pomodori, cipolle, peperoni, insalata classica ecc..) oppure la si abbina alla più disparate pietanze come la bresaola o le patate lesse, sempre in insalata.
Tuttavia l’uso della rucola in cucina vede il suo impiego nella creazione dell’insalata mediterranea. Se si gradisce il sapore della stessa è possibile sostituire, in parte o completamente, il basilico presente nella ricetta genovese originale, con la rucola.
I semi invece possono essere utilizzati per sostituire quelli di sesamo oppure per creare un olio dal sapore particolare e gradevole. Altri piatti nascono invece dall’accostamento della rucola appena lessata con la pastasciutta, al riso, alle uova sode, ai ripieni di carne e alle minestre di verdura.
Curiosità sulla rucola
In tempo romano la rucola veniva ritenuta il più potente fra gli afrodisiaci, tanto che la usavano nelle pozioni d’amore e nelle sue coltivazioni si trovavano spesso delle statue falliche dedicate a Priapo, dio della virilità.
Numerosi gli scritti che la citano con queste proprietà: Ovidio, ad esempio, nella Ars Amatoria la chiamava “eruca salax” o “herba salax” cioè erba lussuriosa, sconsigliata in caso di delusioni d’amore.
Discoride, un medico greco, scrisse che mangiarne i semi avrebbe destato Venere infine, l’erborista Matthias de Lobel (XVI sec.) narrava di certi monaci che eccitati da un cordiale a base di rucola, abbandonarono il voto di castità