La California è caratterizzata da sempre dalla presenza di forti fratture della crosta terrestre, che hanno causato nel tempo violenti fenomeni sismici. La Faglia di sant’Andrea è lunga 1.300 km e profonda fino a 15 km. Si sviluppa attraverso la California tra la placca nordamericana e quella pacifica, dal mare di Salton dove inizia il suo segmento meridionale, al segmento settentrionale che attraversa la Penisola di San Francisco e prosegue lungo la costa californiana fino a Cape Mendocino. Qui si incontrano tre placche tettoniche diverse, dando vita a una delle regioni geologicamente più instabili. Secondo le ricerche, le città di Los Angeles e San Francisco, su lati opposti della faglia, si stanno avvicinando tra loro con una velocità di 6 mm all’anno.
Faglia California
L’argomento faglia in California è ben noto: i due versanti della faglia di sant’Andrea, infatti, sono in uno stato perenne di stress geologico per cui l’energia accumulata si rilascia all’improvviso portando a profonde dislocazioni lungo alcune zone della faglia, e quindi a violenti terremoti. I più disastrosi sono stati quello di Fort Tejon del 1857, il terremoto di San Francisco del 1906 e quello di Loma Prieta del 1989.
Il Big One
Da anni un argomento molto discusso tra i geologi che studiano la Faglia di sant’Andrea è l’eventualità che arrivi il cosiddetto Big One, un terremoto di proporzioni enormi, con magnitudo oltre 10 della scala Ritcher che romperebbe totalmente la faglia, portando la California a staccarsi dal resto del continente.
Fino ad oggi si pensava che i movimenti delle faglie californiane, in particolare quelle di sant’Andrea e quella di San Jacinto, restassero indipendenti tra loro, portando a terremoti di forte intensità, ma non superiori a magnitudo 6-7.
Ma la nuova ipotesi avanzata dal geologo Julian Lozos della California State University di Northridge sembra dimostrare che le due faglie potrebbero muoversi contemporaneamente, determinando fenomeni sismici con un’energia meccanica molto superiore e conseguenze devastanti.
Faglia di San Francisco
Secondo lo studio del geologo, un sisma può saltare di faglia in faglia: poiché le fratture di una stessa regione sono sottoposte a stress geologici simili, quando una faglia arriva al punto di rottura causando un terremoto, l’energia sviluppata può far muovere una faglia vicina perché anch’essa si trova al limite dell’energia accumulabile. Con questa prospettiva, Lozos ha analizzato il terremoto che ha colpito il sud della California nel 1812, con magnitudo 7.5. Il sisma avrebbe preso origine nella faglia di San Jacinto, in prossimità di Mystic Lake, per poi propagarsi verso nord, quindi “saltare” nella faglia di Sant’Andrea e proseguire verso nord. Evento che oggi avrebbe terribili conseguenze: la faglia di San Jacinto attraversa attualmente numerose città e il fenomeno si amplificherebbe in modo disastroso.
L’ipotesi di Lozos non ha incontrato solo seguaci. Tra i maggiori avversari della sua teoria si colloca John Vidale, direttore del Pacific NW Seismic Network, secondo il quale non ci sono sufficienti evidenze per ritenere attendibile l’attesa del Big One.