Aci Trezza è un nome familiare un po’ per tutti, perché Giovanni Verga ha reso immortale questo borgo marinaro nel suo grande capolavoro, “I Malavoglia”. Oggi, però, il simbolo della nota località balneare è costituito dai Faraglioni di Acitrezza, capaci di disegnare un paesaggio dalla bellezza mozzafiato. Si tratta di un piccolo arcipelago caratterizzato da tre faraglioni e cinque scogli, modellato dai secoli e dalle forze della natura. Ai Faraglioni si aggiunge l’Isola Lachea, la maggiore delle Isole dei Ciclopi. L’Isola Lachea, infatti, è parte della Riserva naturale integrale Isola Lachea e faraglioni dei Ciclopi. L’arcipelago si è formato in seguito a un’attività sottomarina dell’Etna di circa 500.000 anni fa. Fu il sollevamento del Fondale a far affiorare i Faraglioni. O almeno questo è quello che racconta la storia, perché il mito non è d’accordo e fa risalire a una vicenda ben diversa la nascita dei Faraglioni di Acitrezza.
Faraglioni Acitrezza leggenda
Se siete curiosi di conoscere dei faraglioni di Acitrezza la leggenda, scoprirete un’origine ben più appassionante. Ulisse, nel suo viaggio da Troia verso Itaca, raggiunse l’Isola dei Ciclopi, dove visse una disavventura con il gigante Polifemo. Il Ciclope lavorava dentro l’Etna, che era una grande fucina dove si realizzavano i fulmini utilizzati da Zeus. Ulisse, per fuggire dall’antro del Ciclope che aveva divorato molti dei suoi compagni, lo fece ubriacare e l’accecò. Polifemo, infuriato, scagliò degli enormi massi verso il mare, cercando di colpire le navi di Ulisse in fuga. Così nacquero i Faraglioni. Questa leggenda dimostra come il mito sia intimamente legato alla verità: Polifemo lavorava nel cuore dell’Etna, il vulcano la cui attività sottomarina ha realmente determinato, in epoche remotissime, la nascita dei Faraglioni di Acitrezza.
Aci e Galatea
Sullo sfondo dei Faraglioni di Acitrezza aleggiano altre bellissime leggende, come quella di Aci e Galatea. Antagonista è sempre Polifemo, ma la storia stavolta è decisamente più tragica e romantica. Galatea era una bellissima ninfa del mare, figlia di Doride e Nereo. Aci, invece, era un pastore altrettanto bello. Un giorno, pascolando le sue pecore vicino al mare, vide Galatea e se ne innamorò, ricambiato. Di Galatea, però, era innamorato anche Polifemo. Una sera in cui la luna illuminava le acque, il Ciclope scorse i due innamorati baciarsi sulla riva del mare. Preso dalla collera, meditò la sua vendetta. Attese che Galatea si tuffasse in mare, poi prese un grosso masso e lo scagliò contro Aci, uccidendolo. Galatea, appena lo seppe, pianse tutte le sue lacrime. Nettuno, commosso, trasformò così il pastorello in fiume e la ninfa in schiuma del mare, in modo che potessero incontrarsi per l’eternità. E la suggestione del mito continua ad alleggiare intorno ai Faraglioni di Acitrezza, meraviglie della natura che, ancora oggi, incantano i turisti con la forza della loro bellezza e del loro mistero.