Il cavolfiore è una delle verdure più diffuse nelle nostre cucine, dal caratteristico colore bianco e dall’odore peculiare, appartiene alla famiglia delle crocifere a cui appartengono anche broccoli, rape, crescione, ravanello, senape e rucola.
Il cavolfiore e il betocarotene
In pochi sanno tuttavia che ne esiste anche una versione dal peculiare colore arancione. Questa colorazione è stata scoperta circa 40 anni fa da un contadino canadese e da allora, grazie ad una serie di incroci genetici, si è riusciti ad ottenere stabilmente questa variante di cavolfiore.
Assieme al cavolfiore arancione vi è anche una qualità viola tipico della Sicilia, il cui colore caratteristico è dato dalla presenza dall’alta presenza di antociani, che svolgono la funzione di antiossidanti. Per quanto riguarda il colore arancione, invece, è dato dall’alta presenza di beta-carotene
Il beta-carotene appartiene alla categoria dei carotenoidi, pigmenti vegetali che rappresentano le fonti primarie della vitamina A. Inoltre, questo pigmento in particolare, contiene antiossidanti, è convertito in retinolo (utile alla vista e alle retine) e aiuta la prevenzione dal cancro e malattie a carico dell’apparato cardiovascolare.
Gli alimenti ricchi di beta-carotene, inoltre, rientrano negli “protective smartfood”, ovvero quei cibi che svolgono ruoli di prevenzione e protettivo nei confronti del nostro corpo. In questo caso il ruolo protettivo in questo caso è dovuto al potere di contrastare l’invecchiamento cellulare, pilastro nella prevenzione tumori, nello specifico, dell’apparato circolatorio, come già accennato prima.
Il cavolfiore arancione
Il cavolfiore arancione non è un prodotto OGM come invece si penserebbe di solito. Le modifiche genetiche che hanno portato alla creazione dell’ortaggio sono del tutto naturali e nemmeno insolite in questo ambito.
Nulla a che fare dunque con la biotecnologia agroalimentare. In natura queste mutazioni sono sempre esistite e hanno permesso la nascita di numerose tipologia o variante di frutte e verdura, permettendo di acquisire, a specie già esistenti, piccole modifiche nel loro DNA generando nuovi fenotipi.
In questo caso l’elevata concentrazione di beta carotene è responsabile della colorazione particolare dovuta, appunto, ad una spontanea mutazione. Una volta scoperta la tipologia di cavolfiore, grazie ad una serie di incroci, si è ottenuta una varietà stabile di cavolfiore arancione che è stata poi introdotta nel mercato.
Cucinare il cavolfiore
I cavolfiori sono da sempre utilizzati in cucina per le loro proprietà organolettiche e salutari. Tuttavia, proprio da una delle sue proprietà dipende uno dei suoi difetti maggiori: l’odore. Molto forte e sgradevole viene rilasciato durante la cottura ed è dipeso dalla consistente presenza di zolfo nei suoi tessuti. I rimedi sono pochi: succo di limone durante la cottura o arieggiare per bene l’ambiente.
Passando sopra l’odore, sono numerosissime le ricette che girano attorno al modo di cucinare il calvolfiore arancione.
C’è da sottolineare che il beta-carotene che caratterizza questa forma di cavolfiore è molto più facile da assimilare dopo la cottura, tuttavia la cottura che meglio si addice è quella a vapore che ne preserva le proprietà organolettiche.
La cottura al vapore è la base dalla quale si parte per avviare numerosissime ricette poiché una volta cotto si può usare in padella assieme alla pasta, impanato, fritto o magari al forno. Le applicazioni sperimentate sono davvero moltissime e per via del suo colore atipico viene usato, assieme a quello viola, per decorazioni oppure assieme alla vellutate senza sminuirne l’aspetto caratteristico.
Inoltre va detto che nonostante l’odore sgradevole, molte persone che non amano le verdure riescono ad apprezzarlo e lo mangiano volentieri per via del suo sapore delicato e poco incisivo a dispetto dell’odore. Questo fa del cavolfiore arancione un ortaggio usato moltissimo anche nelle diete per riuscire a mangiare graduatamene le verdure che prima non si assumevano.