Uno dei motivi per cui l’Italia è famosa all’estero è proprio l’incredibile fascino delle sue tradizioni. Il rito della focara di Novoli rientra senza alcun dubbio tra queste. In questo piccolo centro del Salento, situato in provincia di Lecce, il rito va avanti ormai da più di un secolo nella sua forma attuale e oltre agli abitanti del paese attrae decine di migliaia di turisti da tutt’Italia ogni gennaio, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate.
Si tratta del falò più alto d’Italia, probabilmente uno dei più grandi di tutta l’Europa, e le sue origini primordiali risalgono a diversi secoli fa. Oggi vi guideremo attraverso la storia e le curiosità legate a questa affascinante tradizione.
La focara
Nel dialetto salentino, come anche in altri dialetti del sud Italia, la focara è un grosso fascio di legna e sterpaglie derivate dalla potatura delle vigne a cui si dà fuoco dopo averle posizionate agli incroci delle strade di confine tra una contrada e l’altra. In particolare la piccola cittadina di Novoli, nel nord del leccese, è famosa per ospitare quella più grande e spettacolare di tutto il Salento. Alta fino a 25 metri e con un diametro di circa 20, questa mastodontica opera è costituita da un numero impressionante di fascine legate in maniera compatta tra loro: circa 90.000! La sua forma più classica è quella a tronco di cono che ricorda vagamente una piramide a gradoni, e i focaroli, i quasi cento tra i cittadini e gli agricoltori locali incaricati ogni anno di costruire la focara, lasciano un foro centrale che attraversa tutta la struttura chiamato “galleria”, in cui durante la processione passa addirittura la statua del santo, e alla cui sommità viene poi issata una croce. La costruzione è un processo complesso e delicato, e i maestri costruttori si tramandano le tecniche di fissaggio delle fascine di generazione in generazione. Il processo di costruzione è davvero molto lento, e comincia precisamente il 7 gennaio, ma già da prima di Natale centinaia di cataste di fasci di vite e sterpaglie vengono accumulate sul piazzale che ospiterà la struttura nascente.
Sant’Antonio abate
La focara di Novoli rappresenta il momento clou delle festività legate a Sant’Antonio abate, eletto dai paesani devoti a protettore della cittadina di Novoli già nel lontano 1644. “Sant’Antonio, Sant’Antonio, lu nemiche de lu demonio”, recita una filastrocca popolare che si può ascoltare ancora per le strade, durante il periodo delle processioni dedicate al santo. Ma cosa ha a che vedere questo santo eremita con la focara di Novoli? Beh, la risposta a questa domanda è contenuta in una delle leggende legate alla vita di Sant’Antonio abate. Secondo la versione tramandata da Jacopo da Varazze nella sua Leggenda Aurea, il santo visse sulla terra in un’epoca in gli uomini non possedevano ancora il fuoco e di conseguenza soffrivano molto il freddo. Questi si rivolsero dunque al santo e lo pregarono di far loro dono della fiamma. Per accontentarli Sant’Antonio si spinse addirittura fino all’inferno accompagnato sempre dal suo fido bastone, col quale avrebbe ottenuto il fuoco. Una volta entrato, infatti, fece astutamente prendere fuoco al bastone, e una volta tornato sulla terra in mezzo agli uomini accese proprio con un tizzone del suo bastone una grossa catasta di legna, regalando così il fuoco all’umanità. Precisamente a questo episodio si rifà la tradizione della focara di Novoli, rinnovando ogni anno nel fuoco il sacrificio e il prezioso dono del santo a tutta l’umanità.
Un po’ di storia
La festa e le processioni in onore del santo si succedono da tempo immemore e naturalmente hanno subito delle variazioni e dei cambiamenti nel corso degli anni. Cerchiamo di fare un po’ di storia. Anticamente oltre alla focara, a Novoli c’erano altre manifestazioni con una rilevanza religiosa importante, come la benedizione degli animali. Infatti secondo un’altra leggenda riferita a sant’Antonio, il santo eremita sarebbe il protettore degli animali domestici e dei campi. Un’altra tradizione curiosa in uso a Novoli era quella della distribuzione dei cosiddetti “panini del santo”, ovvero panini dati da mangiare agli animali malati dagli allevatori e dai contadini. I panini benedetti dal santo avevano il potere di guarire gli animali, secondo la tradizione. Anche la processione del santo era diversa in passato: i fedeli percorrevano tutto il percorso a piedi scalzi, con in mano dei grossi ceri che formavano una serpentina chiamata “nturciata”. Durante la processione venivano anche sparati dei fuochi pirotecnici, la rumorosa e fragorosa “strascina”, usanza che oggi si è persa, forse anche a causa della sua pericolosità. Perfino la forma della focara di Novoli è cambiata nel tempo. Prima era rigorosamente conica, oggi i maestri si sbizzarriscono a cercare forme più appaganti e intriganti per l’occhio. Nel passato si usava anche addobbarla con un rametto di arancio in cima, che veniva colto per l’occasione nell’orto di un prete di Novoli.
Il programma della festa
La focara viene accesa precisamente la sera del 16 gennaio, in occasione della cosiddetta festa del fuoco. Il programma della festa è vasto e variegato e ospita, oltre ai molti eventi di carattere religioso, tante altre attività tra le quali concerti, mostre fotografiche e degustazioni degli ottimi vini salentini. Gli eventi sono spesso ripresi dalle tv locali e nazionali e l’edizione del 2008 è stata addirittura oggetto di un documentario pubblicato poi sulla prestigiosa rivista National Geographic. Tra gli artisti che negli anni si sono esibiti sul palco della focara di Novoli non mancano anche alcuni tra i grandi nomi della musica italiana e internazionale, da Edoardo Bennato a Giuliano Palma, da Bobo Rondelli a Tonino Carotone e infine Vinicio Capossela. La focara brucia poi per tutta la notte fino al mattino del giorno dopo tra i festeggiamenti frenetici, la musica, il vino e le danze degli avventori.