Nessuno farà difficoltà a ricordare i rimproveri della propria madre durante l’infanzia, quando venivamo sgridati con un secco “non mangiarti le unghie!”, non appena avvicinavamo le mani alla bocca. Lungi da essere solo un tic o un’abitudine infantile, purtroppo l’onicofagia, questo il suo nome scientifico, è un problema che assilla molti adulti per tutta la vita.
Come tutte le abitudini negative, anche questa è spesso figlia non riconosciuta dei disagi della nostra psiche, che può anzi rinforzare fino a creare dei problemi anche al nostro modo di socializzare. Oggi affronteremo quindi la questione di petto, parleremo di onicofagia e dei possibili rimedi contro di essa.
L’onicofagia
Tra i molti disturbi compulsivi che purtroppo affligono le persone, l’onicofagia è uno dei più irritanti. Essa fa sì che le persone si mangino le unghie di tutte le dita, le pellicine e in alcuni casi le cuticole circostanti, in quella che è una vera e propria tortura autoinflitta alle proprie mani. Si tratta nella maggior parte dei casi di un’attività inconsapevole o inconscia del soggetto, che davvero per un periodo di tempo anche relativamente lungo non si rende conto del fatto che si sta rosicchiando dita e unghie. In questo modo gli onicofagi, le persone affette da onicofagia, usano questa abitudine per calmarsi in momenti di stress o agitazione. Come tutti i disturbi compulsivi però, questo comportamento viene però memorizzato dal corpo e dal cervello, e viene messo in atto poi anche in situazioni di calma e rilassatezza, sfuggendo a quel punto al controllo della nostra volontà.
Le cause
Dietro i comportamenti dei soggetti onicofagi ci sono quasi sempre la psicologia, anche se i fattori ambientali possono avere certamente un ruolo importante nel peggiorare o migliorare la situazione. Tra le cause più comuni si riscontrano situazioni di stress o ansia, una propensione ad atteggiamenti di autolesionismo, aggressività o imitazione dei comportamenti di altri membri della famiglia. Di solito l’onicofagia emerge in età infantile, e naturalmente più si va avanti con l’età più è difficile risalire all’origine del disagio psicologico che la può aver generata. Quel che è peggio, i pazienti molto spesso negano o minimizzano l’esistenza del disturbo, rendendo così più difficile una diagnosi. Ad ogni modo, quel che è certo è che l’onicofagia è dovuta a una cattiva abitudine portata avanti nel tempo.
Nei bambini e negli adulti
Di solito l’onicofagia insorge nel periodo dell’infanzia, dove è più facile soffrire di ansia dovuta alla mancanza di attenzione dei genitori, o alla paura di perderli. Tuttavia è un problema che viene diagnosticato tanto nei bambini che negli adulti, sebbene con incidenza e frequenza diverse. Questo disturbo viene diagnosticato in circa il 30% dei bambini in età compresa tra i 7 e 10 anni. Molto frequente è anche la diagnosi durante il periodo adolescenziale, a seguito dell’incapacità di gestire in maniera rilassata e sicura i vari disagi che la crescita e la pubertà comportano tanto nei ragazzi quanto nelle ragazze. Circa il 45% degli adolescenti infatti è affetto da questo disturbo. In molti casi, in generale, l’abitudine di mangiarsi le unghie tende a scomparire o almeno a regredire spontaneamente intorno all’età dei 30 anni.
Le conseguenze
Nella maggior parte dei casi, per fortuna, l’onicofagia è un comportamento transitorio e le conseguenze sono soltanto temporanee. In primo luogo, l’onicofagia causa arrossamento, dolore e nei casi più gravi sanguinazione del letto ungueale, vale a dire nell’area sui cui bordi poggia l’unghia. Ci sono naturalmente conseguenze secondarie che non vanno assolutamente sottovalutate. Ad esempio, l’abitudine di portarsi le mani alla bocca per mangiarsi le unghie fa sì che i microrganismi che si depositano sotto le unghie possano migrare nella bocca, causando numerose infezioni alla lingua o alle guance, come la paronichia. Tra le conseguenze più gravi dell’onicofagia ci sono anche patologie dei denti, infiammazioni della mucosa della gengiva, o addirittura l’herpes. Il fatto di deglutire e mandare giù pezzi di unghie, può infine causare problemi e disturbi perfino alla mucosa dell’apparato digerente. Infine, nei casi più gravi, l’onicofagia può causare malformazioni anche permanenti delle dita della mano, con tutto ciò che questo comporta dal punto di vista sociale, vista l’importanza che attribuiamo nella vita quotidiana a gesti come una stretta di mano.
I rimedi
Fortunatamente, anche laddove questa abitudine malsana non dovesse scomparire da sola, esistono vari rimedi efficaci contro di essa, e molti di essi sono naturali e assolutamente semplici da attuare. Innanzi tutto, è buona abitudine applicare dell’olio di oliva sulle cuticole e sulla pelle circostante le unghie almeno un paio di volte al giorno, per una ventina di minuti circa, in modo da avere un effetto ammorbidente duraturo. Una soluzione un po’ più estrema potrebbe essere quella di cospargere un po’ di salsa al peperoncino sulle unghie, in modo che se anche uno se le portasse alla bocca senza rendersene conto, verrebbe immediatamente riportato alla scottante realtà! Lo svantaggio è che c’è la possibilità di dimenticarsi del piccante e magari strofinarsi gli occhi, ed è per questo che è assolutamente sconsigliato nel caso di bambini. Un buon sostituto per il piccante, e meno pericoloso per altre parti del corpo, è certamente l’aceto: immergendovi le mani per 5 minuti al giorno si può dare alle unghie un sapore e un odore così forte che solo i più forti di stomaco riuscirebbero a continuare a rosicchiarsele. Tra i rimedi a lungo termine, invece, di certo quello più menzionato dagli esperti è la ricostruzione delle unghie in gel: pur non curando l’onicofagia è un palliativo che rende più difficile continuare a mangiarsi le unghie, e le rende anche esteticamente più belle, in modo da migliorare anche l’autostima del soggetto. In ogni caso, per estirpare definitivamente il problema è opportuno scavare fino a individuare le sue radici psicologiche, e per questo una terapia comportamentale è opportuna in molti casi.