Napoli è una città ricca di leggende, misteri e tradizioni. Nonostante la sua cultura sia antichissima, è ancora vivida.
Questa città, a tratti quasi esoterica, pullula di superstizioni napoletane che si esplicitano in riti, comportamenti e gesti “eclatanti” che non hanno nulla da invidiare a un’opera teatrale, per scacciar via la malasorte, la jella, il malocchio.
- Tutte le superstizioni napoletane a tavola
- Le altre superstizioni napoletane
- Oggetti scaramantici napoletani ovvero gli oggetti contro il malocchio
- Preghiere contro il maleficio
Tutte le superstizioni napoletane a tavola
Sono tante le storie che raccontano i modi attraverso i quali i napoletani affrontano la vita quotidiana. La malasorte è sempre in agguato, ma la si può sconfiggere con un oggetto scaramantico, un corno o un portafortuna da tenere a portata di mano a lavoro, quando si incontra qualche personaggio invidioso, se si deve affrontare un esame o semplicemente passeggiare in città. Ci sono situazioni che non devono capitare mai, soprattutto a Napoli, perlomeno se si cerca di evitare guai. Tra tutte le superstizioni napoletane, quelle afferenti alla sfera della “cucina” hanno un ruolo particolarmente importante per il benessere dell’intera famiglia. Oltretutto anche se “sono solo dicerie”, ognuna ha comunque un suo significato ben preciso.
Ad esempio, non si deve mai capovolgere il pane, perché un tempo il cibo rovesciato era quello destinato al boia. Inoltre, il pane è per eccellenza “il corpo di Cristo” e capovolgerlo significherebbe rivolgere il viso di Gesù per terra.
Allo stesso modo, non bisogna incrociare le posate nel piatto, perché la X formatasi ricorda le sofferenze del Cristo sulla croce.
Un’altra superstizione di derivazione cristiana riguarda il numero dei commensali. Non bisogna mai essere in tredici a tavola, proprio perché questo ricorda l’episodio dell’Ultima Cena.
Bisogna anche premurarsi di non far cadere mai il sale, in quanto un tempo, nell’antica Roma, valeva come merce di scambio e disperderlo è come buttar via il salario. Farlo cadere significa assicurarsi sette anni di disgrazia. Unico rimedio è quello di raccoglierlo repentinamente e lanciarselo alle spalle.
L’olio, considerato oro liquido, è ugualmente prezioso. Rovesciarlo sulla tavola comporta miseria e necessità di abbandonare la propria abitazione nell’immediato. La soluzione è lanciarvi subito del sale sopra.
Le altre superstizioni napoletane
Anche le altre superstizioni napoletane, non afferenti alla sfera della cucina, sono conosciute un po’ in tutto il mondo, come quella di non passare sotto una scala o di non attraversare la strada dopo il passaggio di un gatto nero.
Inoltre, non bisogna mai aprire un ombrello dentro casa o mettere un cappello sul letto, come fanno i preti quando vengono a dare l’estrema unzione a un moribondo.
Tra le altre superstizioni napoletane c’è anche quella di non far rompere uno specchio per non avere sette anni di guai, gli stessi sette anni che un tempo ci volevano per ripagare un oggetto così prezioso.
Qui invece puoi scoprire le tradizioni natalizie napoletane.
Oggetti scaramantici napoletani ovvero gli oggetti contro il malocchio
Preso atto della situazione, ci si affida ad alcuni gesti e ad alcuni oggetti scaramantici napoletani. Gli oggetti contro il malocchio sono famosissimi. Primo fra tutti il corno, che deve avere delle caratteristiche ben precise. Deve essere rosso, fatto a mano, a punta e ricurvo. Inoltre deve avere una consistenza dura e non lo si deve comprare, ma ci deve essere regalato, altrimenti perde il suo effetto.
Un’altra azione che può procurarci un po’ di fortuna è quella di toccare un gobbo. Questo perché, secondo la tradizione, una persona con la gobba si accolla tutti i problemi delle persone sulle spalle.
Il ferro di cavallo è un altro oggetto contro il malocchio. Infatti, ai tempi dell’esercito romano, solo agli ufficiali era consentito andare a cavallo, mentre i legionari dovevano spostarsi a piedi. I ritmi erano incessanti e le pause concesse solo quando un cavallo perdeva uno zoccolo. Non c’è da stupirsi quindi del fatto che la staffa di cavallo venisse considerato un oggetto “fortunato”.
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Preghiere contro il maleficio
Come ogni rito che si rispetti, esistono poi delle formule magiche, delle vere e proprie preghiere contro il maleficio. In particolar modo, durante il rito contro il malocchio dell’acqua e olio.
Appurato il fatto che il malcapitato di turno ha il malocchio, la vittima viene fatta sedere, mentre il “guaritore” versa all’interno del piatto un po’ d’acqua e fa il segno della croce sulla fronte della vittima per ben tre volte. Contemporaneamente, reciterà delle parole a mezza bocca, per gli altri incomprensibili, e una formula di rito.
AGLIE, FRAVAGLIE E FATTURA CA NUN QUAGLIE, ‘UOCCHIE, MALUOCCHIE E FRUTTICIELL RIND’ ALL’UOCCHIE, CORNA, BICORNA E LA SFORTUNA NUN RITORNA, SCIÒ SCIÒ, CIUCCIUÈ
Intanto, il guaritore non cessa di fare il segno della croce a se stesso e al piatto. Le macchie d’olio che galleggiano nel piatto d’acqua assumono un aspetto simile ad occhi. Se questi sono di grandi dimensioni, significa che la maledizione è stata lanciata da tempo. Il guaritore a questo punto cerca di dividere gli “occhi” tagliandoli con una forbice. Il processo viene ripetuto nei giorni successivi fino a quando gli occhi, divenendo di volta in volta più piccoli, finiranno con lo scomparire.