Un episodio rilevante che ha caratterizzato il Medioevo e in particolare la continua lotta tra il potere spirituale e quello secolare avvenne in Italia nel 1077. Si tratta della famosa umiliazione di Canossa, l’evento che ebbe come protagonisti il Re Enrico IV che, dopo la scomunica di Papa Gregorio VII, raggiunse il Pontefice proprio nella città emiliana, dove chiese il suo perdono. Prostrandosi per tre giorni e tre notti, davanti alle porte del castello, vestito con un saio e scalzo nella neve, attese la grazia così da riavere anche il suo potere e tornare a governare per diventare un giorno il Re del Sacro Romano Impero. Fu un importante momento storico che ha contribuito all’evoluzione della riforma ecclesiastica partita qualche anno prima dai Monasteri, che si moltiplicavano in tutto il mondo.
- La lotta per le investiture
- L’umiliazione di Canossa: i protagonisti
- Matilde di Canossa: viceregina d’Italia
- Gregorio Settimo: il Papa riformatore
- Andare a Canossa cosa significa?
- Il castello di Canossa
La lotta per le investiture
L’umiliazione di Canossa ha un essenziale valore all’interno del quadro politico dell’epoca. Infatti, fa parte di quella lotta per le investiture che vedeva contrapposto il Re al Papa. Gregorio VII, formatosi nei monasteri, sposava la causa per la quale la Chiesa doveva essere libera e autonoma da chi aveva il potere secolare e contestava a Enrico IV la facoltà di nominare i vescovi. Queste figure ecclesiastiche non erano come quelle oggi conosciute, erano personaggi che acquistavano, con la loro proclamazione terre, ricchezze, influenza politica ed erano una risorsa molto efficace per il sovrano. Il Pontefice con questa decisione voleva sottolineare il suo ruolo come capo supremo della Chiesa e dei suoi pastori, ma Enrico IV chiese la sua abdicazione. Per tutta risposta il Papa scomunica il suo nemico e scioglie i sudditi dal vincolo di fedeltà così che il Re è costretto, dai principi tedeschi che lo sostenevo, a chiedere scusa e a scendere in Italia per richiedere il perdono e tornare a governare con il rispetto papale.
L’umiliazione di Canossa: i protagonisti
Fu proprio la scomunica e il timore di perdere il potere che portò Enrico IV a fare un passo indietro per preservare la sua nomina a Imperatore. Egli fu fatto re di Germania quando era molto piccolo e nei primi anni, dopo la morte del padre Enrico III, fu la madre Agnese a guidare le decisioni del figlio. La sua sovranità era direttamente collegata alla fedeltà dei principi tedeschi attraverso il loro giuramento e un giorno con l’incoronazione da parte del Papa sarebbe diventato la guida e il punto di riferimento del Sacro Romano Impero. Questa nomina appariva molto lontana, per questo, dopo la scomunica, scese in Italia per questo nell’episodio dell’umiliazione di Canossa tra i protagonisti c’è anche Matilde di Canossa, la contessa che ospitò Gregorio VII nel suo Castello mentre il Papa cercava di evitare la presunta avanzata dell’esercito di Enrico pronto a combatterlo.
Matilde di Canossa: viceregina d’Italia
Questa donna è stata un’importante feudataria la cui famiglia governava nell’Italia centrale. Essendo un’attenta e devota sostenitrice del Papa, fu naturale per lei ospitare il Pontefice e gestire i movimenti nelle strade che collegavano il Nord al Sud. Fu una figura femminile di grande importanza nel Medioevo anche perché fu l’artefice della fine dell’umiliazione di Canossa. Infatti, fu lei a convincere Gregorio VII a concedere il perdono al cugino Enrico IV. La sua vita però fu piena di opere e alla sua morte lasciò i suoi beni e ricchezze alla Chiesa. Matilde di Canossa era una devota battagliera, una delle figure più potenti del suo tempo, capace di combattere lotte durissime per proteggere il suo feudo. È stata talmente un importante personaggio storico che è sepolta nella Basilica di San Pietro a Roma, in un mausoleo costruito dal Bernini intitolato “Onore e Gloria dell’Italia”. Secondo alcuni studiosi della Divina Commedia la Matelda di Dante Alighieri citata nell’opera è proprio questa nobildonna, che lo accompagna nel Purgatorio prima dell’incontro tra il Sommo Poeta e la sua amata Beatrice in Paradiso.
Gregorio Settimo: il Papa riformatore
L’evento dell’umiliazione di Canossa è il culmine della riforma gregoriana della chiesa. Ildebrando di Soana era un semplice monaco divenuto Papa Gregorio Settimo nel 1073 con l’idea di rendere la Chiesa povera, concentrata solo sulla questione morale. Per questo voleva liberarla da tutti i vescovi, i preti e gli abati nominati da principi e sovrani, per rompere la rete di alleanze e per svincolarla da quelli che compravano la loro investitura per avere un potere temporale. Se con l’episodio del perdono di Enrico IV la sua forza riformatrice sembrò essere stata compresa, dopo qualche anno il Re di Germania, avendo combattuto nella sua terra Rodolfo di Svevia che voleva impossessarsi della sua autorità, voleva che il Papa lo nominasse Imperatore e scese a Roma e questa volta con il suo esercito. Il Pontefice si chiuse a Castel Gandolfo per qualche tempo e fu costretto ad esiliare a Salerno dove morì. Al suo posto Enrico nominò Clemente III definito l’antipapa per ottenere la nomina tanto agognata.
Andare a Canossa cosa significa?
Questo evento, oltre a rendere famoso un paesino in provincia di Reggio Emilia, ha anche dato vita a una frase di uso comune, utilizzata in quasi tutte le lingue. Andare a Canossa, vuol dire proprio umiliarsi, chiedere perdono ed è un’espressione divenuta celebre grazie anche all’utilizzo fatto nel 1872 dal cancelliere tedesco Otto von Bismarck. Il politico dichiarò pubblicamente: “Non preoccupatevi, a Canossa noi non andremo, né col corpo né con lo spirito“. Attraverso questa frase voleva affermare che la Germania non avrebbe mai permesso l’interferenza esterna né politica, né culturale né quella religiosa di alcuna potenza stranierà nè della Chiesa.
Il castello di Canossa
La famosa umiliazione di Canossa è oggi visibile soltanto attraverso i ruderi dell’edificio rimasto in piedi. Il Castello di Canossa fu edificato nel 940 d.C. dai un principe della stirpe longobarda e nelle sue vicinanze c’era un convento di benedettini e una chiesa. Oltre alla famiglia di Matilde il possedimento passò nelle mani degli Estensi, dei Visconti e Ludovico Ariosto fu capitano della rocca. Oggi rimane ben poco di quella costruzione, mentre lì vicino il Castello di Rossena, è uno dei castelli matildici ben mantenuto che si può visitare per scoprire questa storica donna e la sua famiglia.