Se c’è un sentimento o una sensazione che accomuna davvero tutti gli esseri umani, ben al di là di qualsiasi differenza linguistica, religiosa o culturale, è la paura di perdere la persona amata. Questo timore può essere la causa di un malessere profondo che sfocia poi in collera, rabbia o pianto. Nei casi più gravi può portare le persone ad assumere comportamenti violenti o autolesionisti. È quindi un argomento piuttosto serio nelle sue conseguenze, anche se a prima vista può sembrare una questione privata.
La gelosia, il timore di essere lasciati soli da coloro che amiamo, il lutto sono però anche le ragioni espressive per eccellenza di un animo ferito, e questo spiega la quantità praticamente infinita di poesie, opere, libri o più semplicemente migliaia di post su Facebook composti ogni giorno su questo tema. Sembra proprio che l’umanità intera ne sia praticamente ossessionata notte e giorno. Cerchiamo di capire insieme cosa si nasconde dietro questa tendenza.
- I meccanismi dell’innamoramento
- La gelosia e l’angoscia
- La perdita di una persona cara
- Il rimpianto
- Un’alternativa possibile
I meccanismi dell’innamoramento
Per parlare di amore e di perdita dobbiamo però partire da una delle dinamiche umane più semplici e più complesse allo stesso tempo, cioè indagare i meccanismi dell’innamoramento. L’attrazione iniziale verso una persona è un processo che in genere si considera immediato e istintivo, il classico “colpo di fulmine” insomma. Tuttavia, proprio come ogni processo umano, anche questa attrazione risponde a dei particolari bisogni, siano essi fisiologici, psicologici, intellettuali o emotivi. Nella maggior parte dei casi non ci rendiamo conto di questi bisogni, sono in qualche modo inconsci e derivano probabilmente dalla nostra storia personale e famigliare, dalle precedenti storie d’amore e dai loro fallimenti. Alla base di tutto c’è la questione del riconoscimento: ogni essere umano ha infatti bisogno del riconoscimento altrui. Provate a ignorare completamente un bambino che richiede la vostra attenzione e ne avrete la prova. Ma è vero allo stesso modo per persone adulte e all’apparenza sicure di sé. Ecco perché spesso ci innamoriamo semplicemente di chi ci riconosce, e ci fornisce così una solida riconferma del nostro essere.
La gelosia e l’angoscia
La necessità del riconoscimento ha però almeno due facce: se una è quella del bisogno, l’altra è quella del narcisismo. Ciò significa che abbiamo bisogno del riconoscimento degli altri per affermare la nostra unicità, la nostra differenza e poterne godere. Questo naturalmente implica libertà di agire e pensare per sé, e può facilmente scatenare sentimenti di gelosia e angoscia da parte di uno dei due partner. Anche quando non sfociano in comportamenti violenti o dannosi, la gelosia e l’angoscia sono fonte di insoddisfazione nella coppia, specie se uno dei due partner si percepisce come meno “forte”, o bello, o desiderato. I due sentimenti sembrano essere distillati dello stesso liquore a gradazioni diverse: se la gelosia è l’incapacità di condividere con altri l’oggetto del nostro amore, l’angoscia non è altro che una strisciante paura di perdere la persona amata del tutto. L’inganno sta dunque nel credere con fervore a un meccanismo di possesso dell’altro: non è un caso che la parola gelosia derivi dalla parola “zelo”, un impegno che si mette di solito nelle attività lavorative o commerciali.
La perdita di una persona cara
Finora abbiamo trattato del caso più ovvio di una coppia di innamorati. Purtroppo questa non è affatto l’unica possibilità di andare incontro alla perdita di una persona cara. Esistono infatti molti di tipi di amore, quello di un genitore, di un parente, o di un amico stretto, e di conseguenza almeno altrettanti tipi di paura di perdere la persona amata. Un’altra differenza da tenere in conto è l’età in cui avviene la perdita di una persona cara. Gli studi psicologici fatti dimostrano che generalmente più si entra nell’età adulta e meno si soffre il distacco, anche definitivo, da coloro che amiamo. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che l’assenza è un qualcosa di difficile da sopportare con le sole proprie forze a lungo termine. È necessario quindi manipolare in qualche modo questa paura del vuoto e dell’assenza e riempirla con dei contenuti che abbiano un effetto positivo sulla nostra psiche. Qui si entra nel campo delle variabili, perché ogni persona è diversa e affronta diversamente le proprie fobie. Gli psicologi consigliano di dedicarsi ad attività creative come la pittura, fare esercizio fisico e cercare il contatto con altre persone che esercitino un effetto positivo sulla nostra autostima.
Il rimpianto
Uno dei sentimenti negativi più tipici che le persone provano nelle situazioni in cui si è persa una persona amata è il rimpianto. Questo sentimento si può declinare almeno in due maniere differenti. La prima, più classica, riguarda le occasioni che sentiamo di aver sprecato con la persona amata e lasciato passare senza averle colte. La seconda, più sottile, ha a che fare con la dipendenza dal riconoscimento degli altri, dipendenza portata fino agli estremi del vittimismo: ha luogo quando una persona che ama si immagina di scomparire o morire, per poi vedere la vita della persona amata continuare senza troppi cambiamenti. Dalla dipendenza dal riconoscimento degli altri viene allora fuori il peggiore dei teoremi contrari: il rimpianto perché nessuno ha veramente bisogno di noi. Per evitare questa degenerazione del sentimento può essere d’aiuto tenere un diario delle proprie emozioni e interazioni con gli altri: ci ricorda di quanto siamo invece necessari alle persone a cui vogliamo bene.
Un’alternativa possibile
Può sembrare che il quadro che abbiamo dipinto sia oscuro e senza speranza, tuttavia è bene concludere facendo presente che c’è un’alternativa possibile. Una possibilità per affrontare la paura di perdere la persona amata potrebbe essere quella di ricorrere a un po’ di sano cinismo con intelligenza. Ripetersi a lungo che l’angoscia è in realtà rivolta a una perdita che è già avvenuta col distacco (pur necessario) dalle prime persone che abbiamo amato nella nostra vita: i nostri genitori. Visto che i meccanismi dell’amore in qualche modo si somigliano e si ripetono, una volta svelato il trucco è più facile pensare che abbiamo perso la persona amata fin dal primo momento in cui ce ne siamo innamorati, e di conseguenza affrontare la relazione con più sicurezza e serenità. O, nello sfortunato evento di un abbandono, reagire con più consapevolezza.